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ChatGPT entra nella quotidianità: ecco cosa chiedono davvero gli utenti

ChatGPT entra nella quotidianità: ecco cosa chiedono davvero gli utenti

OpenAI ha rilasciato (data luglio 2025) un rapporto che svela dettagli sull’uso effettivo di ChatGPT: quantità di utenti, tipologie di richieste, differenze per genere, ruolo professionale e tipo di conversazione.
Si contano oltre 700 milioni di utenti attivi a settimana.

Principali risultati dello studio

Cambiamenti demografici e di genere

  • Le donne superano gli uomini: ora costituiscono il 52% degli utenti, mentre nel 2024 il dato era molto più sbilanciato verso i maschi.
  • Domande e richieste pratiche sono diventate più frequenti: si utilizza l’IA non più come curiosità, ma come strumento funzionale nella vita quotidiana.

Tipologie di uso più comuni

  • Il 70% delle conversazioni riguarda questioni personali, contro il 53% dell’anno precedente. Le richieste includono supporto nella scrittura, consigli pratici, info / ricerche.
  • Solo il 4% delle interazioni riguarda programmazione o attività altamente tecniche.

“Chiedere” vs “Fare”

  • Due categorie di uso emergono con chiarezza: “Chiedere” (informazioni, consigli) e “Fare” (eseguire compiti, tipo scrivere email, redigere documenti, fare traduzioni, ecc.).
  • La componente “Fare” ha un peso crescente nelle interazioni professionali.

Ambiti minoritari ma sensibili

  • Conversazioni personali “di affetto”, giochi di ruolo (“role play”) o dialoghi che avvicinano l’IA al ruolo di “amica virtuale” sono sotto il 2% del totale.
  • Utenti adolescenti sono una categoria sulla quale OpenAI sta intervenendo per limitazioni / tutele maggiori nei casi di contenuti sensibili (autolesionismo, argomenti per minori) nelle conversazioni.

Limiti, sfide e implicazioni

  • È importante distinguere fra ciò che gli utenti vorrebbero fare e ciò che effettivamente fanno: alcuni usano ChatGPT per compiti semplici, altri solo “chiedere”, pochi per attività complesse.
  • Il fenomeno della dipendenza psicologica: anche se minoritario, il rischio che l’IA sia vista come surrogato sociale (specialmente tra i giovani) è presente e riconosciuto dallo studio.
  • Privacy, sicurezza, tutela dei minori: le autorità regolatorie devono valutare come proteggere gli utenti vulnerabili, specie quando l’IA viene usata per consulenza emotiva o per problemi personali.

Lo studio OpenAI + Harvard/Duke suggerisce che ChatGPT non è più solo un esperimento tecnologico curiosità: è diventato uno strumento concreto per consigli, produttività, gestione delle attività quotidiane. Le richieste personali e pratiche dominano, la programmazione resta minoritaria, il ruolo “affettivo” marginale ma da monitorare.


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