Nel secondo trimestre del 2025, l’Unione Europea conta ufficialmente 13,3 milioni di disoccupati tra i 15 e i 74 anni. Ma se si includono tutte le persone che lavorano poco, le persone disponibili ma che non cercano, o quelle che cercano ma non immediatamente, il numero sale a 26,8 milioni.
Questa differenza emerge perché la definizione classica di disoccupazione è restrittiva.
Cosa significa veramente “disoccupazione nascosta”
- Persone disponibili al lavoro ma che non cercano attivamente un impiego.
- Sottoccupati: che lavorano part-time ma vorrebbero più ore.
- Coloro che cercano lavoro ma non sono immediatamente disponibili.
Tutti questi gruppi, sommati ai disoccupati ufficiali, danno un quadro del mercato del lavoro molto più ampio: la fragilità del mercato del lavoro nell’UE.
Numeri chiave per il secondo trimestre 2025
- Fragilità complessiva del mercato del lavoro: 11,7% dell’insieme degli occupabili (15-74 anni) nell’UE.
- Di questi: disoccupazione ufficiale al 5,8%
- Disponibili ma non in ricerca attiva: 2,6%
- Sottoccupati: 2,4%
- Cercano lavoro ma non immediatamente disponibili: 0,9%
Quali paesi sono messi peggio / meglio
Ecco alcuni esempi che mostrano la variazione fra paesi:
Paesi con fragilità minore (mercato del lavoro più forte):
- Polonia: ~5,1% fragilità complessiva
- Slovenia: ~5,3%
- Malta: ~5,4%
- Bulgaria: ~5,5%
Paesi con fragilità elevata (mercato del lavoro debole):
- Turchia: ~25,8%
- Finlandia: ~19,5%
- Svezia: ~18,8%
- Spagna: ~18,6%
- Francia: ~15,4%
- Italia: ~15%
Fattori che causano queste differenze
Secondo esperti e dati (Eurostat, ILO):
- Effetto scoraggiamento: persone che smettono di cercare perché pensano che non troveranno un lavoro adatto.
- Sistemi di sostegno deboli (assistenza familiare, sussidi, formazione) che non permettono una reale inclusione nel mercato del lavoro.
- Il mismatch tra competenze richieste e quelle possedute: formazione non sempre allineata con domanda del mercato.
- Differenze culturali e strutturali tra paesi: partecipazione femminile, disponibilità al lavoro in zone rurali o svantaggiate, pratiche contrattuali.
Implicazioni politiche e sociali
- I dati suggeriscono che la disoccupazione ufficiale sottostima molto il problema reale.
- Interventi mirati servono: non basta ridurre il tasso ufficiale, bisogna lavorare su sottoccupazione, disponibilità al lavoro, formazione.
- Politiche attive del lavoro più efficaci, maggiori incentivi per chi è scoraggiato, migliori programmi di riqualificazione.
- Riconsiderare l’impatto sociale: chi è nella disoccupazione nascosta vive spesso precarietà economica, incertezza, rischio povertà.
La “disoccupazione nascosta” mostra che molti più cittadini europei vivono una situazione precaria rispetto a quanto mostrano i dati ufficiali. Paesi come Italia, Francia e Spagna sono tra quelli con livelli più alti di fragilità.
Per avere un mercato del lavoro davvero forte, l’Europa deve agire su tutti i fronti: non solo sull’occupazione, ma su quanti sono disponibili ma esclusi, sottoutilizzati, o cercatori non pronti subito.




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