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L’Europa vuole costruire un muro di droni al confine orientale: che cosa significa davvero

L’Europa vuole costruire un muro di droni al confine orientale: che cosa significa davvero

Il 10 settembre 2025, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha lanciato l’idea che l’Europa debba “ascoltare l’appello” degli Stati baltici per costruire un muro di droni lungo il confine orientale dell’UE.

Non è più solo una proposta astratta: il commissario europeo per la Difesa, Andrius Kubilius, ha annunciato l’intenzione di convocare i ministri della Difesa per discutere passi concreti verso quest’obiettivo.

Cosa sappiamo finora sul progetto

Il “Baltic Drone Wall”

  • Coinvolge Polonia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.
  • Il sistema chiave si chiama Eirshield, sviluppato da DefSecIntel (Estonia) e Origin Robotics (Lettonia).
  • Funzioni principali: radar, telecamere, sensori di frequenze radio, valutazione della minaccia. Il sistema decide se disturbare, bloccare o intercettare un drone: a volte con un altro drone.

Automazione e modalità operative

  • È un sistema automatizzato, con uso dell’intelligenza artificiale per analizzare le minacce.
  • Può agire su droni “fast-flying”, con velocità fino a ~200 km/h.
  • Alcuni componenti sono portatili, permettendo flessibilità nell’utilizzo.

Aspetti finanziari e sfide

  • Il mese scorso è stata respinta dalla Commissione europea una proposta di finanziamento per ~12 milioni di euro presentata da Estonia e Lituania per questo progetto.
  • Malgrado il no iniziale, i governi nazionali coinvolti stanno comunque destinando risorse del proprio bilancio al progetto: Estonia ha stanziato ~12 milioni per tre anni; Lettonia e Lituania hanno fondi dedicati a ricerca e anti-drone.
  • Adeguamenti necessari: il sistema Eirshield potrà richiedere modifiche per soddisfare gli standard della NATO e per operare in “tempo di pace”. In pratica, distinguere bene tra droni ostili e attività legittime, evitare danni collaterali.

Criticità e interrogativi

  • L’automazione può sollevare problemi di errori e false segnalazioni. Un drone non ostile potrebbe essere scambiato per minaccia se i sensori non sono perfetti.
  • Normative legali: uso della forza, privacy, spazio aereo civile, responsabilità in caso di incidenti.
  • Coordinamento fra stati membri: serve che molti paesi aderiscano, interoperabilità, uso condiviso dei dati.
  • Costi operativi e di manutenzione elevati, anche se l’idea è che il sistema sia più economico di sistemi aerei convenzionali per difesa antiaerea.

Possibili impatti strategici

  • Rafforzamento della difesa comune europea, soprattutto nei paesi baltici e lungo il confine con la Russia.
  • Potenziale deterrente per incursioni di droni russi nello spazio aereo UE / NATO.
  • Maggiore integrazione fra tecnologia di difesa, AI, sorveglianza e sistemi nazionali.
  • Rischio di esacerbare le tensioni geopolitiche con la Russia, che potrebbe vedere questo progetto come provocatorio.

Il progetto di un muro di droni al confine orientale dell’Europa non è più uno slogan: ci sono già tecnologie in sviluppo, paesi coinvolti, risorse allocate, ma molti dettagli — la definizione normativa, il coordinamento, i finanziamenti — restano da perfezionare.

Se tutto va come prospettato, potrebbe diventare uno degli elementi centrali della difesa europea nei prossimi anni — ma non sarà immediato.


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