Occupazione in Italia: La Ripresa Esclude i Giovani
I nuovi dati sul mercato del lavoro relativi al secondo trimestre del 2025 restituiscono un’immagine a due velocità. Se da un lato alcuni indicatori mostrano segnali di stabilizzazione, dall’altro emerge con forza una criticità allarmante: il calo dell’occupazione giovanile. I dati confermano che la ripresa, seppur presente, non sta riuscendo a coinvolgere le nuove generazioni, rischiando di creare una “generazione perduta” senza prospettive e con un futuro economico sempre più precario.
I Numeri che Preoccupano: il Tasso di Disoccupazione Under-35
Le statistiche mostrano un peggioramento significativo nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni. Il tasso di disoccupazione giovanile è risalito, tornando a toccare livelli preoccupanti. Ancora più drammatico è il dato dei NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani che non studiano e non lavorano, che rimane stabilmente tra i più alti in Europa. Questo indica che migliaia di giovani sono completamente fuori dal circuito formativo e produttivo, senza acquisire quelle competenze fondamentali per il loro futuro.
Le Cause Strutturali di un Problema Cronico
Il calo dell’occupazione giovanile non è una novità, ma un problema strutturale che affligge l’Italia da decenni. Le cause sono molteplici e si alimentano a vicenda:
- Mismatch formativo: Il sistema educativo spesso non fornisce le competenze richieste dal mercato del lavoro, soprattutto quelle digitali e tecnico-scientifiche (STEM).
- Precarietà: La predominanza di contratti a termine e poco stabili (come i contratti di apprendistato mal utilizzati) non incentiva le aziende ad investire nella formazione dei giovani.
- Scarsa dinamicità del sistema produttivo: Un tessuto imprenditoriale composto principalmente da piccole e micro-imprese fatica ad assorbire nuova forza lavoro qualificata.
- Concorrenza generazionale: In un mercato stagnante, i giovani devono competere con lavoratori più esperti, spesso disposti ad accettare condizioni peggiori.
Le Possibili Soluzioni: Investire su Formazione e Incentivi
Per invertire questa pericolosa tendenza, servono politiche attive del lavoro mirate e coraggiose. Tra le proposte sul tavolo:
- Potenziamento dell’istruzione tecnica e professionale per avvicinare scuola e impresa.
- Sgravi fiscali consistenti e duraturi per le aziende che assumono giovani con contratti indeterminati.
- Investimenti in programmi di upskilling e reskilling per formare i giovani alle professioni più ricercate.
- Un piano nazionale per l’apprendistato di qualità, che lo trasformi in un vero ponte verso il lavoro stabile.
La questione giovanile deve diventare la priorità assoluta dell’agenda politica per evitare un danno sociale ed economico irreparabile.




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