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Duro colpo per Wall Street: disoccupazione negli USA al livello più alto dal 2021

Duro colpo per Wall Street: disoccupazione negli USA al livello più alto dal 2021

Il mercato del lavoro rallenta: solo 22.000 nuovi occupati ad agosto

Ad agosto 2025, gli Stati Uniti hanno generato appena 22.000 nuovi posti di lavoro, molto al di sotto delle attese degli analisti, influenzati fino a quel momento. In aggiunta, i dati sui mesi precedenti sono stati rivisti al ribasso — giugno ha registrato 13.000 posti in meno — a indicare un rallentamento più profondo del previsto .

Tasso di disoccupazione al 4,3%: massimo da fine 2021

Il tasso di disoccupazione è salito all’4,3 %, il livello più alto registrato dalla fine del 2021 . Questo peggioramento nel mercato del lavoro ha scosso gli investitori, spingendo i principali indici azionari statunitensi al ribasso e rafforzando le scommesse su una riduzione dei tassi da parte della Fed nella riunione di settembre.

Un quadro cupo: settori in difficoltà e incertezza politica

I settori più colpiti includono manifattura, costruzioni e pubblica amministrazione, mentre sanità e servizi sociali sono tra i pochi a registrare aumenti occupazionali . Il rapporto evidenzia anche un aumento della disoccupazione di lunga durata (oltre 24,5 settimane) e la crescita degli stipendi medi — 0,3% mensile, +3,7% annuo — che tuttavia non compensano il quadro complessivo .

Wall Street frena: euforia svanita

I principali indici azionari Usa hanno rapidamente ridotto i guadagni iniziali dopo i dati sull’occupazione. S&P 500, Dow Jones e Nasdaq sono tutti in territorio negativo . Anche il dollaro indebolito e i rendimenti dei Treasury in calo indicano un clima di rischio crescente .

Il mercato del lavoro sta segnalando un rallentamento significativo, e il dato di agosto ne è il punto più evidente. Dalla crescita lenta alle incertezze politiche e tariffarie, l’economia Usa sembra in affanno. Per Wall Street diventa sempre più concreto il sospetto di una Fed costretta a intervenire con tagli. Se il primo passo avverrà davvero a settembre, sarà il preludio di un nuovo ciclo economico. Ma tra stagnazione del lavoro e salari che non garantiscono, resta una domanda essenziale: chi paga il conto della (quasi) fine della ripresa?


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