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Legge di Bilancio 2026: la caccia ai fondi tra IRPEF e salari, mentre i lavoratori soffrono

Legge di Bilancio 2026: la caccia ai fondi tra IRPEF e salari, mentre i lavoratori soffrono

Salari reali in caduta libera, occorrono scelte chiare

Negli ultimi quattro anni, i salari reali in Italia sono crollati del 7,5%, più che in tutte le principali economie dell’Ocse. Secondo l’Istat, rispetto al 2019 il potere d’acquisto per dipendente è diminuito del 10%, sebbene si inizi a notare un leggero recupero dal 2023 . Matteo Salvini ha commentato: “abbiamo il livello massimo di occupazione, ma gli stipendi non tengono il passo con l’inflazione e con il costo della vita” .

Ipotesi sul tavolo: salario minimo, detassazione o taglio IRPEF

Le opposizioni (escluse Italia Viva) spingono per un salario minimo garantito di 9 €/ora lordi, coperto da un fondo iniziale di 300 milioni € . Dal governo, Antonio Tajani (Fi) suggerisce invece una detassazione su straordinari, festivi e premi di produttività o l’estensione della soglia attuale da 7,5 a 9 €/ora, ma ammette che le risorse disponibili consentirebbero interventi solo nei prossimi anni .

Taglio IRPEF, promessa senza copertura

La proposta principale del governo, sostenuta da FdI e FI, è di ridurre l’IRPEF al 33% per i redditi fino a 60.000 €. Il problema? Non esiste ancora alcun “tesoretto” per finanziarla. Il ministro Giorgetti ribadisce che il deficit deve scendere sotto il 3% entro il 2025, grazie all’aumento delle entrate e al calo dello spread, ma senza consumare risorse aggiuntive .

Autunno caldo per la politica economica

Da qui a dicembre, il Parlamento sarà impegnato nella “caccia ai 4 miliardi” necessari per coprire il taglio IRPEF. Ma con le Regionali alle porte, le promesse rischiano di trasformarsi in illusioni: un mancato risultato fiscale potrebbe pesare politicamente .

Stiamo assistendo a un copione già visto: promesse di maggiore equità e supporto al lavoro, ma senza i fondi per realizzarle. Gli italiani vedono un potere d’acquisto in declino e meriterebbero risposte concrete, non solo annunci. Serve una politica che dica chiaramente come intende finanziare i suoi impegni — senza specchietti per le allodole — perché il consenso si costruisce sulla credibilità, non sull’apparenza.


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