Un sito simile al gruppo “Mia moglie”, ma molto peggio
Dal 2005 esiste un forum online chiamato “phica.eu”, simile al gruppo Facebook “Mia moglie”, ma con contenuti molto più estremi. Il sito conta oltre 700.000 iscritti e genera più di 600.000 accessi al giorno, con circa 20 milioni di visite al mese. Gli utenti condividono foto intime di donne senza il loro consenso, spesso accompagnate da commenti sessisti, denigratori e minacciosi. Questo fenomeno va ben oltre la semplice violazione della privacy: si tratta di una vera e propria forma di violenza digitale, che umilia e mette a rischio la sicurezza delle vittime.
La storia di Mary Galati
Una delle vittime più attive nella denuncia di questo sito è Mary Galati, una donna siciliana che ha scoperto di essere presente su “phica.eu” senza alcun consenso. Dopo aver trovato le sue foto sul forum, ha deciso di iscriversi utilizzando i documenti di un uomo per raccogliere prove e comprendere la portata del fenomeno. All’interno del sito, Mary ha trovato immagini di donne, alcune anche minorenni, accompagnate da commenti sessisti e violenti, che dimostrano come la piattaforma sia un vero e proprio spazio di violenza sistematica e di abuso psicologico.
La denuncia e la lotta per la giustizia
Mary Galati ha denunciato il sito alle autorità competenti, ma afferma di non aver ricevuto risposte concrete. Decisa a reagire pubblicamente, ha creato una petizione su Change.org che ha raccolto decine di migliaia di firme. La sua iniziativa ha attirato l’attenzione dei media e ha portato alla luce la gravità della situazione, mostrando come la giustizia digitale fatichi ancora a proteggere le vittime di revenge porn e molestie online.
Il pericolo sociale dei siti come “phica.eu”
Questa tipologia di sito non rappresenta soltanto una violazione privata, ma ha conseguenze sociali profonde. La normalizzazione di comportamenti sessisti e violenti, l’esposizione senza consenso di donne e minori e la cultura del voyeurismo digitale contribuiscono a creare una società sempre più insensibile alla dignità altrui. Piattaforme del genere alimentano un circolo vizioso di abuso e impunità, facendo emergere un problema più ampio: l’incapacità legislativa e tecnologica di tutelare le vittime.

Non si può restare neutrali di fronte a simili violazioni: siti come phica.eu sono strumenti di oppressione, progettati per sfruttare la vulnerabilità e l’insicurezza delle persone, eppure continuano a prosperare grazie all’anonimato e alla mancanza di controlli efficaci. La società, le istituzioni e le piattaforme online hanno la responsabilità morale di intervenire con strumenti efficaci, perché chi traffica immagini intime e diffonde odio sessista sta compiendo un crimine grave contro la dignità umana e la sicurezza digitale. Non è solo un problema di privacy: è un problema di giustizia, morale e civiltà.




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