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Spiagge Italiane: La Battaglia per il Mare Pubblico

Spiagge Italiane: La Battaglia per il Mare Pubblico

Agosto è arrivato, e con lui l’immancabile dibattito sulle spiagge italiane. Oggi, più che mai, la spiaggia pubblica appare come un’eccezione: il privilegio di godersi il mare sotto l’ombrellone è riservato a pochi, mentre la maggioranza del litorale è occupata da strutture private in concessione. Un’Italia ancora in ritardo sulle direttive europee, ma fermamente aggrappata a rendite consolidate.

Spiagge libere ridotte a “corridorini”

Le spiagge libere non sono più spazi di fruizione libera, ma residui marginali, decorativi, incastonati tra lidi privati. Le zone pubbliche rimanenti spesso si limitano a corsie passeggio per poco più che un bagno rapido. In Europa, una situazione del genere sarebbe impensabile.

Il nodo delle concessioni e la Bolkestein non applicata

La direttiva Bolkestein, che impone gare pubbliche per le concessioni demaniali e vieta le proroghe automatiche, esiste da 19 anni, ma in Italia è stata ignora­ta o trasformata in pura carta da fotocopie. Anche con sentenze del Consiglio di Stato e richiami istituzionali, lo status quo resta. Sotto l’ombrellone si è sdraiati nella rendita, non nel cambiamento.

Costi insostenibili per l’accesso al mare

I prezzi degli stabilimenti balneari stanno raggiungendo cifre proibitive: in Versilia si arriva anche a 560 € al giorno per un ombrellone con cassaforte inclusa. Una barriera economica che trasforma il diritto al mare in un privilegio elitario.

Confronto europeo: Francia e Puglia mostrano la via

In Francia, grazie alla Loi Littoral del 1986, circa l’80% delle spiagge è libero e accessibile a tutti. Anche in Italia esistono eccezioni virtuose: in Puglia, ad esempio, un tetto legislativo al 40% di concessioni private ha permesso la nascita di lidi pubblici molto apprezzati, come a Gallipoli.

Il mare è di tutti, ma serve una lotta di legalità

Il mare italiano è un bene comune sancito dalla Costituzione, ma troppo spesso trasformato in merce privata. Il problema non è solo chi gestisce le spiagge, ma quanto del litorale è stato confiscato alla comunità. La vera sfida è recuperare l’accesso pubblico con governi e leggi coraggiosi.


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