In una democrazia, essere eletti significa rappresentare i cittadini partecipando attivamente alle decisioni. Tuttavia, emerge una situazione sconcertante: alcuni deputati e senatori sono tra i più assenteisti dello storico recente. I casi di Marta Fascina, Antonio Angelucci (entrambe con presenze inferiori al 6 %) e altri parlamentari, evidenziano una prassi sempre più diffusa. Il risultato? Un Parlamento svuotato, non solo fisicamente ma anche nel suo potere rappresentativo.
I numeri parlano chiaro
Antonio Angelucci partecipa appena al 0,09 % delle votazioni: una presenza minima su migliaia. Marta Fascina, con il 5–6 % di presenze, è tra le più assenteiste. Altri come Emanuele Pozzolo (3 %), Michela Vittoria Brambilla (~11 %) e Mara Carfagna seguono nella lista dei più latitanti. Al contrario, nella sponda opposta, Alessandro Battilocchio (Forza Italia) registra una presenza quasi perfetta (99,95 %).
Al Senato, Giorgio Bergesio guida la classifica con un formidabile 99,99 % di presenze, seguito da altri esponenti come Paola Ambrogio, Sergio Rastrelli e Costanzo Della Porta.
Perché è un problema serio
1. Mancanza di rappresentanza: gli eletti disertano, ma percepiscono stipendi e privilegi. Cosa resta della loro funzione rappresentativa?
2. Cittadini traditi: un Paese con bassi tassi di fiducia nelle istituzioni viene ulteriormente indebolito da chi, eletto, non è presente.
3. Esempi negativi: l’assenteismo cronico rischia di normalizzarsi, creando un Politico-sistema inconsistente e delegittimato.

Il fenomeno degli assenteisti da record tocca un nervo scoperto della democrazia italiana: l’elezione non può essere solo simbolica. Rispettare il mandato significa esserci, esercitare, votare e decidere. Lo spettro del vuoto in Aula getta ombre sulla credibilità stessa della politica.




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