La notizia – Una nuova circolare ministeriale classificata come “riservata” è emersa nei giorni della commemorazione della Strage di Bologna del 2 agosto 1980, riaprendo il dibattito sulla trasparenza dello Stato e sul diritto alla verità.
La circolare, datata luglio 2023, chiede discrezione nella diffusione di informazioni e sentenze legate alla strage, nonostante il riconoscimento giudiziario di mandanti e esecutori.
Un nodo irrisolto che colpisce la memoria collettiva italiana.
Che cos’è la strage di Bologna
Alle ore 10:25 del 2 agosto 1980, una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione centrale di Bologna.
In pochi istanti, 85 persone morirono e oltre 200 rimasero ferite.
Fu il più grave attentato terroristico in Italia nel secondo dopoguerra.
La strage è stata collegata all’estrema destra e ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari).
Negli anni successivi, inchieste e sentenze hanno confermato nomi e responsabilità, compresi legami con apparati deviati dello Stato e coperture internazionali.
Cosa dice la circolare “riservata”
La circolare, indirizzata ad uffici giudiziari, prefetture e vertici istituzionali, invita a:
- non enfatizzare pubblicamente alcuni nomi coinvolti,
- evitare riferimenti espliciti a determinate sentenze nei comunicati pubblici,
- rimandare la pubblicazione di documenti declassificati.
Un approccio che rischia di apparire come un ritorno alla strategia del silenzio, già vista in passato durante le indagini più controverse della storia italiana.
Reazioni e polemiche
L’associazione dei familiari delle vittime ha definito la circolare “un insulto alla memoria e alla giustizia faticosamente ottenuta”.
Anche storici e giuristi hanno criticato l’atto come un passo indietro sulla trasparenza democratica.
Il Presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) ha dichiarato:
“Non possiamo riscrivere il passato. La verità storica e processuale è parte dell’identità democratica del Paese.”

Riflessione culturale: quando la memoria fa paura
L’Italia ha sempre avuto un rapporto fragile con la propria memoria storica, soprattutto quando coinvolge lo Stato, i servizi segreti, la politica e la violenza armata.
Ogni volta che nuove informazioni emergono, si scopre quanto ancora ci sia da chiarire.
Il caso della strage di Bologna non è solo una pagina nera della nostra storia: è anche un test sulla capacità dello Stato di affrontare le proprie ombre.
Perché questa vicenda riguarda tutti
La memoria pubblica non è solo commemorazione.
È anche coscienza civile.
Se lo Stato omette o minimizza, allora diventa complice del dubbio e della rimozione.
A 45 anni dalla strage, la ferita di Bologna resta aperta.
Le sentenze ci sono, i colpevoli sono stati individuati, ma il bisogno di trasparenza resta urgente.
Questa circolare segreta rischia di oscurare ulteriormente una delle verità più dolorose della storia repubblicana.
Ricordare è un dovere.
Omettere è una scelta.




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