Il 27 luglio 2025, durante il vertice in Scozia, la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen e gli Stati Uniti hanno siglato un accordo sui dazi doganali. Inclusi prodotti europei come auto, farmaceutica e semiconduttori saranno tassati al 15%, mentre i dazi su acciaio e alluminio rimangono al 50%. Sebbene l’aumento sia inferiore al maxi‑dazio del 30% minacciato, la decisione ha scatenato dure critiche da Parigi e Berlino.
Il contenuto dell’accordo
- Il dazio standard su gran parte delle esportazioni europee verso gli USA passa dal 4,8% a 15% dal 1° agosto 2025.
- Alcune categorie — come pezzi aeronautici, prodotti agro‑alimentari selezionati — godono di esenzioni o trattamenti specifici
Reazioni europee: un’Europa divisa
Francia: critiche frontali
- Il Primo Ministro François Bayrou ha definito il patto una “giornata buia per l’Europa” e un atto di sottomissione agli USA.
- Il ministro Benjamin Haddad ha invocato l’attivazione dell’“anti-coercion instrument”, lo strumento UE per rispondere a pressioni economiche esterne
Germania: prudenza e realismo
- Il cancelliere Friedrich Merz ha giudicato l’accordo un male necessario: “ha evitato una guerra commerciale devastante per l’industria tedesca”.
- Il ministro delle Finanze Klingbeil ha ribadito la necessità di contrattare ma anche di prepararsi a misure compensative.
Italia: il compromesso meno peggiore
- Il Premier Giorgia Meloni ha valutato positivamente l’accordo, riconoscendo che ha evitato uno scenario peggiore, pur riconoscendone la natura incompleta e non vincolante.

Conseguenze per l’Italia
- Export auto e componenti:
- Con un surplus commerciale di circa €39 miliardi nel 2024 verso gli USA, il settore auto e componentistica italiana subirà un impatto diretto sui costi di accesso al mercato statunitense.
- Il dazio al 15% riduce competitività e margini per produttori come Ferrari, Maserati e fornitori di Stellantis.
- Settore farmaceutico e tecnologia:
- L’Italia esporta farmaci, dispositivi medici e semiconduttori verso gli USA. Le nuove tariffe ridurranno ordini e marginalità per le PMI innovative del settore.
- Competività generale del Made in Italy:
- Il dazio unico penalizza le PMI italiane meno strutturate, costrette a competere su un mercato più costoso e meno flessibile.
Che tipo di Europa vogliamo essere?
- L’accordo evidenzia una forte disillusione nei confronti della Commissione europea, vista da alcuni governi come troppo accondiscendente alle richieste statunitensi.
- L’attivazione di strumenti come l’anti-coercion instrument resta un’opzione non ancora utilizzata, ma invocata da Francia e altri Paesi come garanzia su future pressioni economiche.
- La risposta tedesca e italiana è più pragmatica: evitare una rottura che potrebbe tradursi in una crisi economica immediata, pur riconoscendo i limiti dell’intesa.
L’accordo sui dazi tra Trump e von der Leyen mette fine alla minaccia del 30%, ma produce effetti concreti sull’economia europea, in particolare su paesi fortemente esportatori come Italia e Germania. Serve una strategia UE più assertiva, capace di difendere i propri interessi con strumenti di risposta efficaci, senza ripiegarsi su compromessi che appaiono sbilanciati.




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