L’inflazione in Italia torna a far paura. I dati pubblicati dall’Istat confermano un aumento continuo dei prezzi, che colpisce soprattutto il settore alimentare e i trasporti. A giugno 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha segnato un nuovo incremento, portando con sé un aggravio notevole per i bilanci delle famiglie italiane, già provati da anni di incertezze economiche.
Ma quali sono le voci che pesano di più? E quali le prospettive per i prossimi mesi? Vediamolo nel dettaglio, tra cifre, analisi e allarmi delle associazioni dei consumatori.
Numeri ufficiali: inflazione a +1,7% su base annua
Secondo l’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) è salito dello 0,2% rispetto a maggio e dell’1,7% rispetto a giugno 2024. Un dato che conferma la stima preliminare, ma che non lascia spazio a ottimismo.
Questi numeri, apparentemente contenuti, nascondono una realtà più complessa e preoccupante. Perché l’incremento riguarda proprio i beni di uso quotidiano, quelli che ogni famiglia è costretta ad acquistare anche in tempi difficili.

Caro carrello della spesa: +2,8% rispetto al 2024
Il cosiddetto “carrello della spesa”, cioè il paniere dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona, ha subito un aumento del 2,8% su base annua. Un dato in crescita rispetto al +2,7% di maggio.
Questo significa che ogni famiglia, a parità di consumi, spende decine di euro in più ogni mese solo per alimentarsi e mantenere una vita quotidiana dignitosa. E per molte persone, anche pochi euro in più rappresentano un ostacolo.
I beni alimentari trascinano l’inflazione
A fare da traino sono soprattutto gli alimenti non lavorati, come frutta e verdura, i cui prezzi sono passati da un +3,5% a un +4,2%. La causa? La combinazione di diversi fattori: clima avverso, aumento dei costi di produzione, speculazioni e dinamiche di mercato difficili da controllare.
Tra i rincari più significativi si segnalano:
- Burro: +19,7%
- Caffè: +24,8%
- Cacao: +21,3%
- Cioccolato: +12,9%
- Uova: +7,2%
- Formaggi e latticini: +6,3%
- Frutta fresca: +7,2%, con punte altissime su agrumi (+15,8%), pesche e nettarine (+13,5%)
- Pomodori: +7,4%
- Gelati: +4,6%
Si tratta di prodotti che compongono la dieta quotidiana della maggior parte delle famiglie italiane. Il rincaro non è marginale, ma strutturale.

Un peso economico reale: +320 euro all’anno per famiglia
L’Associazione dei consumatori Assoutenti ha calcolato l’impatto economico reale di questi rincari: una famiglia con due figli spende in media 320 euro in più all’anno solo per la voce alimentazione.
Il presidente Gabriele Melluso ha commentato:
“I listini dei generi alimentari continuano a crescere in Italia, al punto che quelli non lavorati segnano un incremento del +4,2% su base annua. Alcuni prodotti registrano rincari astronomici e non più sostenibili per i nuclei più fragili”.
Aumento anche per i servizi di trasporto
Un altro comparto colpito è quello dei servizi relativi ai trasporti, passati da +2,6% a +2,9%. Questo ha un doppio impatto: da un lato colpisce i cittadini che utilizzano i mezzi pubblici o possiedono un’auto; dall’altro, contribuisce indirettamente a far salire i prezzi di altri beni a causa dei costi di trasporto più elevati per le merci.
Prezzi energetici in calo, ma solo in parte
Il settore energetico è uno dei pochi a registrare un segnale positivo: si amplia la flessione dei prezzi energetici (da -2,0% a -2,1%). Tuttavia, la decelerazione è legata principalmente alla componente regolamentata dell’energia, che passa da un aumento del +29,3% a +22,6%. Un dato ancora altissimo.
Questo vuol dire che il costo delle bollette resta elevato, anche se il ritmo con cui cresce si è rallentato. Per molti italiani, però, la differenza è appena percettibile nel portafoglio.
Inflazione di fondo: un segnale preoccupante
L’inflazione di fondo, che esclude le componenti più volatili come energia e alimenti freschi, è passata dal +1,9% di maggio al +2,0% di giugno. Questo significa che l’aumento dei prezzi si sta stabilizzando anche su beni e servizi che finora sembravano risparmiati.
Un dato che preoccupa economisti e famiglie, perché suggerisce che il fenomeno non sia passeggero ma parte di una tendenza strutturale difficile da invertire nel breve periodo.
Le cause dietro l’inflazione
Le cause principali di questo nuovo picco inflazionistico sono molteplici e spesso interconnesse:
- Cambiamenti climatici: eventi estremi hanno ridotto la disponibilità di molte colture.
- Costi di produzione più alti: materie prime, energia, trasporti.
- Tensioni geopolitiche: i conflitti in Ucraina e Medio Oriente influiscono sul prezzo dell’energia e delle derrate.
- Speculazione finanziaria: alcuni aumenti sono alimentati da meccanismi di mercato.
- Debolezza strutturale dell’economia italiana, ancora fragile dopo la pandemia.

Famiglie italiane sempre più in difficoltà
Il risultato è una progressiva erosione del potere d’acquisto, con interi nuclei familiari che faticano ad arrivare a fine mese. Molte persone rinunciano a prodotti di qualità, riducono i consumi o rimandano cure mediche, spese scolastiche o attività ricreative.
A soffrire di più sono le famiglie numerose, gli anziani con pensioni basse e i giovani precari. Le conseguenze si riflettono anche sul benessere psicologico, con un aumento dell’ansia finanziaria e della percezione di instabilità.
Le reazioni delle associazioni dei consumatori
Assoutenti e altre associazioni, come Codacons e Federconsumatori, chiedono interventi urgenti da parte del governo:
- Controlli sui prezzi
- Sgravi fiscali temporanei sui beni alimentari di base
- Interventi mirati a tutela delle fasce più deboli
- Rafforzamento del paniere di beni calmierati
Ma finora le risposte sono state parziali. I consumatori denunciano un vuoto di misure concrete, soprattutto per contrastare i rincari dei prodotti di prima necessità.
Prospettive per il futuro: nessun miglioramento in vista
Gli esperti dell’Istat e della Banca d’Italia non prevedono un miglioramento nei prossimi mesi. L’inflazione resterà sopra il 2% almeno fino a fine anno, con picchi stagionali legati al turismo, alla domanda estiva e agli eventi climatici.
Nel frattempo, le famiglie sono costrette a modificare le proprie abitudini di acquisto, prediligendo discount, rinunciando a marchi noti o riducendo le quantità.
Una situazione sempre più difficile da sostenere
L’aumento dell’inflazione in Italia nel 2025 rappresenta una minaccia concreta al tenore di vita degli italiani. I rincari colpiscono beni essenziali, come cibo e trasporti, lasciando poco margine per risparmiare o investire.
Senza interventi strutturali e mirati, il rischio è di accentuare ulteriormente la frattura sociale tra chi può ancora permettersi una vita dignitosa e chi, invece, è costretto a fare i conti con nuove forme di povertà quotidiana.




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