Un caso che rianima lo scandalo P2
La loggia massonica Flos Mundi si inserisce in un contesto storico italiano già segnato da scandali di associazioni segrete come la tristemente nota P2. Il nome di questa loggia evoca subito sospetti, anche perché opera nel più totale riserbo, con una struttura che si intreccia fra Italia e Malta. La sua appartenenza alla Gran Loggia sovrana di Malta, che è un’istituzione massonica riconosciuta ma meno trasparente, permette alla loggia di godere di una sorta di “copertura giuridica” che difficilmente viene scalfita dalle autorità italiane.
Le riunioni di Flos Mundi si svolgono in sedi massoniche italiane, ma senza che il Grande Oriente d’Italia (GOI) abbia piena conoscenza dei membri e delle attività svolte. Questo crea un vuoto di controllo che, secondo molti esperti, rappresenta una pericolosa apertura per infiltrazioni. L’ombra della P2, che ha segnato la storia della Repubblica italiana, torna quindi a farsi sentire, soprattutto alla luce di prove e documenti che testimoniano la presenza di personaggi legati a ambienti criminali.
Questo caso riaccende quindi i riflettori sulle associazioni segrete in Italia e sulla necessità di un controllo più severo e trasparente da parte delle istituzioni, per evitare che antiche dinamiche di opacità e illegalità si ripresentino.
Come entri nella loggia: il sistema “convocazione diretta”
Il meccanismo di accesso a Flos Mundi è particolarmente singolare e problematico. A differenza delle procedure standard del GOI, che prevedono una selezione e un controllo accurato dei nuovi affiliati, Flos Mundi pratica la cosiddetta “convocazione diretta”. Ciò significa che gli aspiranti membri possono essere ammessi senza dover passare attraverso i normali canali di verifica o l’approvazione dei corpi decisionali locali.
Questo metodo facilita un ingresso rapido e poco trasparente nei ranghi della loggia, esponendo il sistema a rischi di infiltrazioni da parte di persone con precedenti penali o legami con organizzazioni criminali. Ad esempio, a Cagliari, due persone identificate come M.P. e G.A. sono entrate nella loggia bypassando i consueti controlli. Ciò indica una falla strutturale nei meccanismi di controllo del GOI e delle altre organizzazioni massoniche coinvolte.
La mancanza di un controllo rigoroso rappresenta quindi un allarme non solo per la massoneria, ma per la sicurezza pubblica, considerato il ruolo storico che queste associazioni hanno ricoperto nell’influenzare ambiti economici e politici.
Ingredienti di rischio tra massoneria e criminalità
Gli elementi di rischio emergono con forza dai documenti interni della loggia Flos Mundi. Nel 2023, è stato rilevato che ben 15 membri italiani della loggia avevano nomi identici o molto simili a quelli di persone coinvolte in inchieste per mafia, truffe o altri reati gravi. Questi dati, seppur non definitivi, sollevano pesanti sospetti su possibili infiltrazioni di organizzazioni criminali.
Nel marzo 2024, durante un incontro a Palmi (Reggio Calabria), sono stati iniziati altri 17 membri, tra cui soggetti che risultano sotto indagine per legami con la ‘ndrangheta. L’evento ha acceso i riflettori delle Procure di Palmi e Ragusa, che hanno avviato indagini per chiarire il grado di coinvolgimento della loggia in attività illecite.
Questi episodi dimostrano che la massoneria, o almeno alcuni suoi rami, possono diventare strumenti per occultare interessi criminali, servendo da copertura o tramite per attività illegali. La mancanza di trasparenza e il segreto che avvolge queste associazioni rendono più difficile la lotta contro tali fenomeni.

Un buco normativo: accordi tra Malta e GOI
La complessità della situazione è aggravata dalla sovrapposizione di giurisdizioni tra Italia e Malta. La loggia Flos Mundi, pur essendo attiva sul territorio italiano, è formalmente riconosciuta dalla Gran Loggia sovrana di Malta. Quest’ultima tutela la privacy dei membri e non condivide gli elenchi con le autorità italiane o con il GOI.
In Italia, la legge Spadolini-Anselmi del 1982 proibisce le associazioni segrete e pone restrizioni alle attività massoniche, proprio per evitare situazioni come quella della P2. Tuttavia, l’accordo tra Malta e il GOI consente a Flos Mundi di operare senza sottostare completamente alle normative italiane.
Questo crea una zona grigia giuridica che limita la possibilità di intervenire efficacemente contro attività illecite o di garantire trasparenza. Il fatto che il GOI consenta l’ingresso di questa loggia nei suoi templi senza poter verificare la lista dei membri rappresenta un serio problema di controllo e legalità.
Regole violate e responsabilità da chiarire
La presenza di una loggia formata per oltre il 99% da cittadini italiani, che opera in Italia senza rendere nota la sua composizione, è un chiaro esempio di violazione delle convenzioni massoniche internazionali e della legislazione italiana. Ciò contraddice anche i principi fondamentali di trasparenza e legalità che dovrebbero governare le associazioni riconosciute.
La Flos Mundi sfugge al controllo sia del GOI che della Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI), le due principali organizzazioni massoniche italiane. Questa situazione alimenta dubbi sulla responsabilità delle autorità massoniche nel garantire che le attività non siano devianti o illegali.
Inoltre, il rischio che queste associazioni agiscano al di fuori della legge costituisce una minaccia alla credibilità della massoneria nel suo complesso e può aprire la porta a infiltrazioni pericolose, come già dimostrato da casi storici.
Chi deve vigilare? Malta, GOI o GLRI?
Il sistema di controllo appare frammentato e inefficace. La Gran Loggia sovrana di Malta autorizza le riunioni della Flos Mundi ma non fornisce dati sugli affiliati. Il GOI accetta la presenza della loggia nei propri templi senza poterne verificare i membri, mentre la GLRI non risulta coinvolta direttamente, anche se alcuni massoni transitano tra le due organizzazioni.
Nemmeno le potenze massoniche internazionali di riferimento – come Scozia, Inghilterra e Irlanda – sembrano avere il potere di fare chiarezza sulla situazione. La mancanza di un ente di vigilanza sovranazionale efficace crea un vuoto di potere e di responsabilità.
Questo scenario mette a rischio non solo l’ordine interno della massoneria, ma anche la sicurezza e la trasparenza nella gestione degli affari pubblici e privati in Italia.

Un rischio per la democrazia e la credibilità
La questione delle logge segrete va oltre i rituali o le questioni interne. Quando un’associazione può funzionare senza che si sappia chi vi partecipa realmente, il rischio di infiltrazioni di criminalità organizzata o interessi opachi è molto alto.
I nomi sospetti emersi negli ultimi anni indicano come queste strutture possano diventare veicoli per interessi illeciti, con impatti potenzialmente devastanti sulla democrazia, sulla legalità e sul tessuto economico del Paese.
La mancanza di trasparenza e la opacità strutturale della Flos Mundi e di simili logge segrete sono un campanello d’allarme che richiede una risposta decisa da parte delle istituzioni italiane e internazionali, per salvaguardare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel sistema democratico.




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