Tragedia a Porto Cervo: Gaia Costa, 24 anni, investita e uccisa da un SUV guidato dalla moglie dell’AD di Lufthansa
Un dramma straziante ha sconvolto la Sardegna e tutta l’Italia: Gaia Costa, una giovane di 24 anni, è stata investita e uccisa da un SUV Bmw mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali a Porto Cervo, dove lavorava come baby-sitter. Al volante del veicolo si trovava Vivian Alexandra Spohr, dirigente tedesca e moglie dell’amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr. L’incidente si è verificato nella mattinata del 6 luglio 2025, nel cuore della Costa Smeralda, mentre Gaia si stava recando a lavoro.
Stava attraversando sulle strisce: Gaia colpita in pieno
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Gaia stava attraversando regolarmente sulle strisce pedonali quando il potente SUV l’ha centrata in pieno. L’impatto è stato devastante: la giovane è stata sbalzata per diversi metri e non ha avuto scampo. I soccorsi sono arrivati rapidamente, ma per lei non c’è stato nulla da fare. Gaia è morta sul colpo.
Le immagini di videosorveglianza e i rilievi della Polizia Locale confermerebbero che la giovane era ben visibile e che stava attraversando correttamente, in pieno giorno e in una zona frequentata.

Alla guida Vivian Spohr: “Non mi ero accorta di nulla”
Alla guida del SUV Bmw X5 c’era Vivian Alexandra Spohr, nota dirigente tedesca attiva nel settore del marketing internazionale, e moglie dell’amministratore delegato di Lufthansa. Dopo l’urto, Spohr ha proseguito la marcia per alcuni metri, apparentemente senza fermarsi. Solo dopo l’intervento di un passante, che ha notato la scena e l’ha fermata, la donna si sarebbe resa conto della tragedia.
Secondo fonti investigative, la dirigente era in stato di shock e avrebbe perso i sensi pochi minuti dopo, rendendo necessario l’intervento di un’ambulanza. Gli esami tossicologici effettuati sul posto sono risultati negativi: nessuna traccia di alcol o sostanze stupefacenti.
Tuttavia, resta aperta l’ipotesi che stesse usando il telefono cellulare al momento dell’impatto: i tabulati e i dati del veicolo sono stati acquisiti e verranno analizzati nei prossimi giorni.
Inchiesta per omicidio stradale, ma la Spohr è già tornata in Germania
La Procura di Tempio Pausania ha aperto un fascicolo per omicidio stradale, come previsto dall’art. 589-bis del codice penale. Il SUV è stato sequestrato per ulteriori accertamenti tecnici, mentre l’autorità giudiziaria ha chiesto l’acquisizione delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza nella zona.
Nonostante la gravità del fatto, Vivian Spohr è già rientrata in Germania, prima ancora che le venissero formalizzate le accuse. Una circostanza che ha scatenato l’indignazione pubblica e alimentato sospetti sulla possibilità che la manager possa non rispondere penalmente in Italia. Al momento non risulta esserci un mandato di arresto europeo, ma la sua posizione è sotto osservazione da parte della magistratura italiana.
Chi era Gaia Costa: una giovane donna piena di sogni
Gaia Costa era originaria di Sassari, ma si era trasferita stagionalmente a Porto Cervo per lavorare come baby-sitter presso una famiglia benestante. Era una ragazza molto amata da amici e conoscenti, descritta come solare, dolce e generosa. Amava i bambini, la natura e la fotografia.
Il suo sogno era quello di diventare educatrice e stava cercando di costruirsi un futuro con grande determinazione, tra lavori stagionali e piccoli sacrifici quotidiani. Quella mattina stava semplicemente andando a svolgere il suo lavoro quando è stata falciata da un’auto potente e distratta.

Dolore e rabbia: la Sardegna si mobilita
La comunità locale è sotto shock. A Sassari, dove viveva Gaia, è stato indetto un minuto di silenzio in Comune. I social sono invasi da messaggi di cordoglio, ma anche da proteste indignate per la mancanza di conseguenze immediate per la conducente del SUV. In molti denunciano l’ennesima morte evitabile sulle strisce pedonali, in una zona turistica dove la velocità e la distrazione sono purtroppo la norma.
Sui social l’hashtag #GiustiziaPerGaia è già virale. Cittadini, attivisti e associazioni per la sicurezza stradale chiedono misure più severe per chi uccide alla guida, e si domandano come sia possibile che una persona indagata per omicidio stradale possa lasciare il Paese senza alcuna misura restrittiva.
Telefono alla guida? L’indagine sarà cruciale
Le indagini ora si concentrano sull’eventuale uso del cellulare da parte di Vivian Spohr al momento dell’impatto. Se dovesse emergere che la donna stava scrivendo o leggendo messaggi, la sua posizione si aggraverebbe significativamente.
Gli inquirenti stanno anche valutando se vi siano precedenti o segnalazioni sulla sua guida in Italia. Sarà fondamentale capire se la Procura intende chiedere una rogatoria internazionale o un mandato di comparizione, nel caso in cui Spohr non collabori.
Un’altra vita spezzata sulle strisce: una responsabilità collettiva
Quello che è successo a Gaia Costa non è un caso isolato. È l’ennesimo nome da aggiungere a una lista sempre più lunga di vittime innocenti che perdono la vita mentre compiono un gesto quotidiano e legittimo: attraversare la strada sulle strisce pedonali. In teoria, quel passaggio dovrebbe essere uno spazio protetto, sacro, inviolabile, ma in Italia, troppo spesso, si trasforma in un punto cieco dove la legge della strada viene ignorata, o peggio, schiacciata dalla distrazione, dalla fretta e dall’arroganza di chi guida.
Non è solo colpa della singola persona al volante: è una responsabilità collettiva. Di chi guida e guarda il cellulare. Di chi non rallenta in prossimità delle strisce. Di chi parcheggia in modo da coprire la visuale. Ma anche di chi amministra, di chi progetta le strade senza pensare alla sicurezza dei più vulnerabili, di chi non installa dossi, semafori, telecamere. E infine, è colpa di una cultura che non prende abbastanza sul serio le vite dei pedoni.

In Paesi come la Svezia o l’Olanda, un incidente del genere avrebbe provocato una reazione immediata, un’indagine trasparente, misure concrete e un dibattito pubblico serio. Da noi, invece, il rischio è che tutto finisca in un trafiletto di cronaca, tra l’indignazione social e l’archiviazione giudiziaria. Gaia è stata uccisa da un’auto mentre attraversava nel pieno diritto, e ora c’è il rischio che la persona al volante non sia nemmeno costretta a rispondere davanti a un tribunale italiano. Questo non è solo inaccettabile: è un fallimento sistemico.
Ogni volta che permettiamo che una vita venga cancellata senza conseguenze, stiamo dicendo che alcune vite valgono meno di altre, che la giustizia è un privilegio e non un diritto. Gaia merita memoria, ma soprattutto merita giustizia. E la sua morte deve essere l’occasione per guardarci in faccia, come società, e ammettere che così non può continuare..
Gaia aveva solo 24 anni. Non tornerà più. Ma la sua storia non può finire qui.




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