Il 6 luglio segna un momento cruciale per il futuro del sistema scolastico italiano, che si trova a confrontarsi con due direttrici di cambiamento: l’arrivo di nuovi stanziamenti economici senza precedenti e una riforma strutturale dell’istruzione tecnica e professionale destinata a ridisegnare percorsi di studio e rapporti tra scuola e mondo del lavoro.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, attraverso un comunicato ufficiale, ha annunciato che entro la fine dell’estate saranno resi operativi i decreti attuativi per l’utilizzo di oltre 3 miliardi di euro provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questi fondi si aggiungono a una serie di risorse già previste dalla legge di bilancio e sono finalizzati a modernizzare le scuole italiane, migliorare la sicurezza degli edifici e introdurre strumenti digitali capaci di rinnovare la didattica in chiave contemporanea.
Ma oltre alla dimensione economica, la vera novità è rappresentata dal pacchetto di riforme normative che riguardano direttamente la scuola secondaria di secondo grado, con un focus specifico sugli istituti tecnici e professionali, che in Italia contano circa il 32% degli studenti iscritti alle superiori.
Vediamo nel dettaglio che cosa cambierà nei prossimi mesi.

Più sicurezza e innovazione: come saranno utilizzati i fondi del PNRR
Secondo i dati forniti dal Ministero, i fondi PNRR verranno ripartiti su tre principali linee di intervento:
- Riqualificazione edilizia e messa in sicurezza antisismica
1,5 miliardi di euro saranno destinati a interventi strutturali sugli edifici scolastici con priorità per le scuole situate in zone a rischio sismico elevato.
Saranno effettuati lavori di efficientamento energetico, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e abbattere i costi di gestione.
Verranno adeguati gli spazi esterni per renderli fruibili come ambienti di apprendimento all’aperto.
- Transizione digitale e laboratori innovativi
Oltre 1 miliardo di euro serviranno per la creazione di laboratori didattici di ultima generazione, con dotazioni informatiche, stampanti 3D, strumentazioni per la robotica e percorsi di formazione STEM.
Saranno finanziate piattaforme digitali integrate per consentire agli istituti di gestire lezioni ibride e attività di didattica personalizzata.
Ogni scuola riceverà un budget per la formazione dei docenti sulle nuove tecnologie.
- Inclusione e contrasto alla dispersione scolastica
Circa 500 milioni di euro saranno destinati a progetti per il supporto degli alunni con disabilità e per il rafforzamento dei servizi di orientamento scolastico, al fine di ridurre i tassi di abbandono precoce, che in alcune regioni superano ancora il 15%.
Questi interventi si inseriscono in una strategia più ampia che punta a trasformare la scuola in un ambiente più sicuro, inclusivo e digitale.

Cosa prevede la riforma dell’istruzione tecnica e professionale
La parte più discussa e, in molti aspetti, più delicata del pacchetto scuola riguarda la riforma degli istituti tecnici e professionali, che rappresenta una svolta rispetto al modello tradizionale.
Ecco nel dettaglio i principali punti della riforma, così come anticipati nella bozza dei decreti attuativi:
- Durata dei percorsi e flessibilità
Gli attuali cinque anni di studi saranno suddivisi in due cicli biennali + un quinto anno di specializzazione, con una maggiore possibilità di uscita qualificata al termine del primo ciclo.
Gli studenti che completeranno il secondo biennio potranno conseguire una qualifica professionale riconosciuta a livello europeo, spendibile subito nel mondo del lavoro o integrabile con il quinto anno per accedere all’esame di maturità.
Si prevede l’introduzione di un sistema di crediti formativi che consentirà di riprendere gli studi anche dopo un’interruzione.
- Tirocini e alternanza scuola-lavoro
I percorsi tecnici e professionali prevedranno almeno 400 ore di tirocinio obbligatorio distribuite tra il terzo e il quinto anno.
Saranno stipulate convenzioni quadro con aziende, enti pubblici e associazioni di categoria per garantire esperienze di qualità, supervisionate da tutor scolastici ed esterni.
Le esperienze di tirocinio avranno valore curriculare e incideranno sul voto finale.
- Rafforzamento delle competenze STEM e digitali
Ogni percorso dovrà prevedere un monte ore obbligatorio su tecnologie digitali, robotica, intelligenza artificiale e sostenibilità ambientale.
Saranno attivati laboratori tematici e attività di project work congiunti tra studenti e imprese.
- Orientamento personalizzato
Fin dal secondo anno, gli studenti avranno a disposizione un piano di orientamento individuale, con il supporto di tutor scolastici e psicologi dell’orientamento.
Verranno istituiti sportelli dedicati all’incontro tra domanda e offerta di lavoro, per accompagnare i diplomati nella transizione verso l’occupazione.
- Didattica modulare e innovativa
Si introducono moduli didattici flessibili, con possibilità di personalizzare parte del curriculum attraverso crediti a scelta in funzione delle inclinazioni dello studente.
I docenti riceveranno formazione obbligatoria sulle metodologie attive, come flipped classroom e cooperative learning.
- Certificazione delle competenze
Al termine di ogni ciclo biennale, lo studente riceverà un dossier di competenze, con attestazione dei traguardi raggiunti e delle competenze trasversali maturate.
- Accesso semplificato agli ITS Academy
Chi completa il percorso quinquennale avrà una corsia preferenziale per accedere agli Istituti Tecnologici Superiori (ITS), con riconoscimento automatico di parte dei crediti formativi.

Le reazioni del mondo della scuola
Le prime reazioni alla riforma sono state contrastanti.
Le associazioni imprenditoriali hanno accolto con favore le misure, definendole un passo decisivo per colmare il divario tra scuola e mondo produttivo e valorizzare le competenze tecniche specialistiche sempre più richieste nel mercato del lavoro.
Di diverso avviso i sindacati della scuola, che hanno evidenziato una serie di criticità:
- Carenza di risorse umane per gestire i tirocini e i progetti personalizzati.
- Rischio di sfruttamento degli studenti da parte di aziende non qualificate.
- Timore che i percorsi differenziati possano generare scuole di serie A e scuole di serie B, penalizzando i giovani delle aree più fragili.
Anche alcune associazioni di genitori hanno chiesto chiarimenti su:
- Il valore legale dei titoli rilasciati al termine dei cicli intermedi.
- Le modalità di monitoraggio della qualità dei tirocini.
- La possibilità di rientrare nel percorso scolastico dopo eventuali interruzioni.
Il Ministero, dal canto suo, ha ribadito che la riforma punta a:
– Ridurre la dispersione scolastica.
– Offrire opportunità concrete di inserimento lavorativo.
– Sostenere le famiglie nel percorso di scelta attraverso strumenti di orientamento.
Cosa succede da oggi
Il 6 luglio parte ufficialmente la fase di consultazione:
- Entro fine mese saranno pubblicati i decreti attuativi sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
- Saranno aperti i tavoli di confronto con le regioni per definire le modalità di assegnazione dei fondi PNRR.
- I dirigenti scolastici riceveranno le prime linee guida operative per predisporre i piani di intervento.
- A settembre inizieranno le attività di formazione dei docenti sui nuovi strumenti digitali e sulla didattica modulare.
Per gli studenti che inizieranno il primo anno di istituto tecnico o professionale a settembre, l’impatto sarà graduale: i nuovi percorsi entreranno a regime a partire dall’anno scolastico 2026/2027, con una fase di sperimentazione biennale in alcune regioni pilota.




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