Scopri tutte le novità della scuola 2025: vietati gli smartphone, nuove regole per l’IA e valutazioni più trasparenti. Ecco cosa cambia per studenti e docenti.
Stop agli smartphone: una svolta per la scuola italiana
Dal prossimo anno scolastico 2025-26, entra ufficialmente in vigore il divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole superiori. Una misura già attiva da tempo nelle scuole primarie e medie, che ora si estende anche agli studenti più grandi. L’obiettivo? Proteggere la concentrazione, il benessere mentale e la qualità dell’apprendimento.
Secondo il Ministero dell’Istruzione, l’uso eccessivo del cellulare in classe ha effetti negativi documentati. Distrazione, calo del rendimento, isolamento sociale e perfino sintomi di dipendenza sono tra le conseguenze più frequenti. Il ministro Valditara ha definito lo smartphone un vero e proprio “killer della concentrazione”.

I dati che hanno spinto al divieto
Il provvedimento si basa su studi concreti. Il rapporto OCSE 2024 ha evidenziato come l’uso intensivo dello smartphone sia correlato a un peggioramento dei risultati scolastici. Anche l’OMS ha lanciato l’allarme: tra i 14 e i 17 anni, l’abuso dei social media è associato a ansia, insonnia e difficoltà relazionali.
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che oltre il 25% degli adolescenti mostra segnali di uso problematico del cellulare. Alcuni studenti, privati del telefono, hanno manifestato sintomi simili all’astinenza da sostanze.
Come funziona il divieto
Ogni mattina, gli studenti dovranno consegnare il proprio smartphone all’ingresso. I dispositivi saranno custoditi in contenitori sicuri e restituiti solo al termine delle lezioni. Chi non rispetta la regola potrà incorrere in sanzioni disciplinari, stabilite dai regolamenti interni delle scuole.
Il divieto è totale: non si potrà usare il cellulare nemmeno per fini didattici. Fanno eccezione solo gli studenti con DSA o disabilità, per i quali l’uso del telefono è previsto nei Piani Educativi Personalizzati.
Non è un no alla tecnologia
Il messaggio del Ministero è chiaro: la scuola deve restare digitale, ma con strumenti adeguati. Tablet, PC e lavagne interattive restano ammessi, purché usati per attività didattiche. Le scuole italiane sono già attrezzate: oggi il rapporto è di 1 tablet ogni 3 studenti, contro 1 ogni 7 nel 2020.
Famiglie e docenti: tra favore e dubbi
Molti genitori e insegnanti appoggiano la misura, ma chiedono anche educazione digitale. Secondo un sondaggio GoStudent, il 95% dei genitori italiani si impegna già per insegnare ai figli un uso consapevole del web. Il divieto, da solo, non basta: serve un’alleanza educativa tra scuola, famiglia e istituzioni.

Una sfida culturale
Il vero obiettivo non è solo vietare, ma insegnare a gestire la tecnologia. I ragazzi devono imparare a distinguere tra uso utile e abuso. Devono sviluppare autocontrollo, senso critico e consapevolezza. Solo così la scuola potrà formare cittadini digitali responsabili.
Il divieto di utilizzo degli smartphone nelle scuole superiori non nasce da un impulso autoritario, ma da una riflessione profonda e documentata sugli effetti che questi dispositivi hanno sulla vita scolastica e sul benessere degli studenti. L’obiettivo non è punire, ma proteggere: la concentrazione, la salute mentale, le relazioni sociali e la qualità dell’apprendimento.
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra l’uso eccessivo dello smartphone e il calo del rendimento scolastico. Secondo il Rapporto OCSE PISA 2022, la semplice presenza di un cellulare sul banco può ridurre l’attenzione e compromettere l’apprendimento, soprattutto in materie come matematica e scienze. Anche l’UNESCO, nel suo report 2023, ha sottolineato come l’uso incontrollato delle tecnologie digitali in classe possa generare distrazione cronica, perdita di memoria a breve termine e difficoltà nel ragionamento critico.
Ma non si tratta solo di apprendimento. Il Ministero della Salute ha lanciato l’allarme: l’abuso di smartphone è associato a disturbi del sonno, ansia, isolamento sociale e dipendenza comportamentale. Alcuni adolescenti, privati del telefono, hanno manifestato sintomi simili all’astinenza da sostanze. Un caso emblematico è stato riportato a giugno 2025, quando uno studente è stato ricoverato per crisi d’ansia dopo essere rimasto senza cellulare per un’intera giornata scolastica.
Il ministro Valditara ha definito lo smartphone un “killer della concentrazione”, più dannoso della pandemia per la scuola. In effetti, il tempo trascorso davanti allo schermo è aumentato in modo esponenziale: oggi, un adolescente italiano passa in media oltre 6 ore al giorno sul telefono, spesso senza alcun controllo da parte degli adulti.
Il divieto, quindi, è una risposta concreta a un problema reale. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di regolarne l’uso in un contesto educativo. La scuola deve essere un luogo protetto, dove gli studenti possano sviluppare competenze cognitive, relazionali ed emotive senza continue interruzioni digitali.
Infine, il provvedimento si inserisce in un contesto europeo più ampio. Paesi come Francia, Austria e Olanda hanno già introdotto misure simili, con risultati positivi in termini di rendimento e benessere. L’Italia, con questa riforma, si pone all’avanguardia nella tutela degli studenti e nella promozione di un’educazione più umana e consapevole.

I tablet restano
I tablet saranno ancora ammessi, ma solo per attività didattiche. Le scuole italiane sono già attrezzate con:
- Lavagne digitali
- Connessioni veloci
- Un tablet ogni 3 studenti
Educazione digitale: una sfida educativa
Il divieto degli smartphone non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Perché funzioni davvero, deve essere accompagnato da un percorso di educazione digitale strutturato, continuo e condiviso. Non basta togliere il telefono: bisogna insegnare a usarlo.
Durante le ore di educazione civica, le scuole introdurranno moduli dedicati all’uso consapevole della tecnologia. Si parlerà di:
- cybersicurezza
- fake news e disinformazione
- uso responsabile dei social
- privacy e identità digitale
- intelligenza artificiale e algoritmi
Secondo il report “Il futuro dell’istruzione 2025” di GoStudent, il 91% degli insegnanti italiani teme che la disinformazione online stia già influenzando il giudizio critico degli studenti. Quasi la metà dei ragazzi ha ammesso di essersi imbattuta in contenuti falsi o manipolati da IA. Per questo, l’alfabetizzazione digitale è diventata una priorità educativa nazionale.
L’educazione digitale non riguarda solo gli studenti. Anche docenti e famiglie devono essere coinvolti. Il 95% dei genitori italiani dichiara di impegnarsi per insegnare ai figli un uso sicuro del web, ma chiede supporto da parte della scuola. La collaborazione tra scuola e famiglia è fondamentale per costruire una cultura digitale condivisa.
Infine, il 2025 è stato proclamato Anno Europeo della Cittadinanza Digitale. In tutta Italia sono attivi corsi, laboratori e progetti come “DigitalCitizen” e “Social Warning”, che aiutano i giovani a diventare navigatori consapevoli del mondo online.
Vita in Pillole – Il mondo in mini dosi, per chi non si accontenta di uno sguardo superficiale. La tua bussola tra notizie, sogni e realtà.




Lascia un commento